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Il Segretario

Così i conti non tornano

By 28 Gennaio 2019Gennaio 30th, 2019No Comments

Abbiamo detto e ripetuto più volte che al centro delle politiche deve starci la famiglia, che solo la ricchezza dell’istituzione familiare è ricchezza vera e che se si vuol far riprendere l’economia quella è una strada forzata. Ma mentre lo si dice mettiamo in pratica in effetti tutto il contrario, infatti si sta realizzando un progressivo impoverimento irrefrenabile.

Gli ultimi sono stati dieci anni di terrore. Tutto è iniziato dal 2002, con l’arrivo dell’euro e i mancati controlli sui prezzi: i cento beni e servizi di maggior consumo hanno avuto infatti un aumento medio del 53,7% fino ad oggi. Se l’aumento del reddito delle famiglie è aumentato del 2,3% rispetto al giugno 2010, i costi sono aumentati invece del 3,7%, continuando una tendenza che restringe sempre di più la possibilità di arrivare al fatidico 27 del mese: si spende sempre di più per comprare sempre di meno.

Confcommercio ci dice infatti che, in 17 regioni su 20, si registrerà a fine anno un livello di consumi inferiore a quello del 2000 (considerate cosa significa pensando all’inflazione). L’ISTAT ci dice che anche la capacità di risparmiare è ritornata ad essere quella del 2000. Il risparmio complessivo delle famiglie si è ridotto di un miliardo l’anno e quindi di 20 miliardi negli ultimi venti anni, con un crollo complessivo del 60%. E se nel 1990 le famiglie potevano risparmiare in media 4000 euro, nel 2010 non sono andate più avanti di 1.700, ma la differenza è ancora maggiore se si attualizzassero quei 4000 euro, che nel 1990 valevano senz’altro più di oggi.

Anche per il mangiare le famiglie spendano meno cercando soprattutto il risparmio nei discount. E a farne le spese non sono soltanto i prodotti superflui, ma anche quelli di prima necessità: addirittura il pane diminuisce e viene comprato di meno dell’8,5%, il pesce del 4,8% e la pasta dell’1,6%. Non basta più nemmeno tirare la cinghia perché la crisi è profonda. Le tariffe dei servizi pubblici locali e delle utenze domestiche (dalle quali nessuno può fuggire) sono aumentate del 6% in 4 anni e l’inflazione è stata del 2,3% in due anni. I nonni si adoperano intensamente e riescono a far risparmiare in media 200 euro a famiglia, soprattutto facendo i baby sitter.

Il 30% delle famiglie NON risparmia, poco meno investe nella propria casa e comunque in immobili, intorno alla stessa percentuale mantiene la liquidità sul conto corrente perché ha paura della vita e delle sorprese che può presentare, solo il 10% investe in titoli e solo il 5% in consumi. Ma con un quadro di questo tipo come si può far ricrescere l’economia? Con solo il 5% della ricchezza (?) delle famiglie investito in consumi? Il 5% di una ricchezza che precipita anno dopo anno e che in 20 anni è diminuita del 60%? E cosa ci dicono gli economisti sul prossimo futuro? Ci dicono che, stanti gli attuali provvedimenti legislativi, la ricchezza nei prossimi anni calerà ancora di più, addirittura oltre il 6% entro il 2014. No: i conti così non tornano e non possono tornare.

E’ inutile che il governo discuta di sviluppo (magari proponendo nuove tasse!) se al primo posto dell’agenda non c’è la difesa della capacità di spesa delle famiglie!

Mario Pertici

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